giovedì 14 febbraio 2013

BUDDY RICHARD

Il mondo dei social media per aziende, manager e imprenditori non è solo marketing o self promotion. E' un luogo in cui l'esperienza si fa collettiva, dove le aziende tornano ad essere "organizzazioni sociali" e "manager e imprenditori" possono far cadere la cortina di ferro che separa l'esperienza umana da quella professionale. Per integrarle e mettere l'una al servizio dell'altra. Anche mettendosi al fianco di chi questo salto l'ha già fatto e molto prima dell'avvento dei social network. Prendiamo Richard Branson ad esempio. Il "capitalista hippy" per eccellenza. Colui che ha inventato il punk, le linee aeree low cost e, oggi, il turismo spaziale (alla faccia del motto "stay hungry, stay foolish”). L'uomo che ha costituito l'impero Virgin operando in aperto e costante contrasto con la manualistica aziendale (come spiega perfettamente nel suo libro "Like a Virgin: i segreti che nessuno ti insegnerà nelle business school"). Che ne direste se questi segreti, spesso atteggiamenti di vita quotidiana o semplici stati mentali, potreste apprenderli direttamente da lui? Ascoltando le sue parole come se fosse al vostro fianco ogni mattina al bar sotto casa? Non stiamo farneticando. Dato che il buon Richard, infaticabile blogger e cinguettatore, non ha nessun pudore nel condividere la sua “vincente ed entusiasta verginità” con chiunque abbia voglia di ascoltarlo. E ascoltarlo vale davvero la pena. Lui parte sempre da una provocazione. Cose del tipo “l’azienda è come una famiglia, peccato che molti colleghi sarebbero felici di non essere tuoi parenti” per mettere in luce l’importanza del portare i valori della famiglia (come una comunicazione empatica, responsabilità vs. competizione ecc.) in azienda per garantirle una “sana e robusta costituzione”. Non solo. Lui parte affermando che “non c’è nessuna differenza fra giocare e lavorare, è comunque vita”. E evidenzia come ormai il posto di lavoro non possa più essere un ufficio-cripta con pareti insonorizzate, segretarie discrete e divani in pelle, ma un luogo qualunque, possibilmente pieno di gente che discute a voce alta perché è dall’incrocio caotico delle parole, anche di quelle sconosciute, che nascono grandi idee. Riesce anche a teorizzare un “learning point” da un fatto banale come la lettera dei bambini a Babbo Natale. Secondo lui dovremmo farla tutti. Fissando in modo ispirato gli obiettivi dell’anno successivo esattamente come fossero regali che vorremmo ricevere. L’unica differenza è che noi siamo anche Babbo Natale e quindi dobbiamo prenderci la responsabilità di esaudire i nostri desideri. Potremmo dire che è facile filosofeggiare su Twitter dall’alto di un patrimonio di 4,4 miliardi di dollari. Ma se è stato costruito a suon di idee geniali nate fra una battuta e un sorriso, e se dimostra che i soldi non fanno la felicità, ma la felicità fa (anche) i soldi, vale la pena provarci. Magari scambiando qualche chiacchiera quotidiana con Richard. Nel coffee break o in pausa pranzo.